Il nome dell’atto del lottare proviene dal sardo “Istrumpare” che significa “buttare bruscamente a terra”.
Indubbiamente costituisce un pezzo di cultura dell’isola ed è stata tramandata di generazione in generazione con la pratica e con i racconti degli anziani a loro volta detentori di una eredità culturale tramandata per via orale.
Sono state riportate alcune testimonianze di alcuni anziani gherradores dell’Ogliastra, della Barbagia, dall’Oristanese e notizie della pratica della lotta sarda anche dal Sassarese.
Secondo il Dizionario della lingua e della cultura sarda di Mario Puddu sa Strumpa è "Genere di lotta che si faceva per gioco per ''balentia'', afferrandosi ai fianchi o alle braccia incrociate, cercando di far cadere a terra l'avversario, piegandolo, strattonandolo o facendogli lo sgambetto; la vittoria andava a chi, per forza o per abilità, faceva cadere l'altro e se lo mette sotto; (lotta libera sarda)." In molti posti ''Istrumpu'' vuol dire, è sempre M. Puddu a dirlo "istrumpu, strumpu, istrampu: posto alto e brutto nelle rocce, da dove si può cadere (anche caduta per terra), roccia alta da dove l'acqua di un ruscello o fiume cade giù, cascata."
In Sardegna ci sono molti toponimi a ricordarcelo, ad esempio: ''s'Istrumpu de su Segnore'' a Villanova Monteleone, ''su Strumpu de sa Crachera'' a Sini, ''s'Istrumpu de Mularza Noa'' a Bolotana, ''s'Istrumpu de sos Molinos'' tra Santulussurgiu e Bonarcado e ''s'Istrampu de Lacunas'' e quello di ''Letundu'' a Sedilo.
Nella Provincia Ogliastra nel piccolo centro montano di Talana si ricorda la località “Baccu Istrumpare” e a Villagrande Strisaili “su Strumpu”.
The name of the act of fighting comes from the Sardinian “ Istrumpare” means that “abruptly thrown to the ground”.
Undoubtedly is a piece of island culture and was passed down from the generation to generation through practice and with tales of the elders in turn detentor of a cultural heritage passed down orally.
Have been reported some evidence of some old gherradores of Ogliastra, Barbagia and Oristanese. News of the practice of fighting also from Sardinia Sassari. According to the dictionary of the Sardinian language and culture of Mario Puddu, sa Strumpa is “kind of struggle it was for to “game” balent, clutching the hips or arms crossed, trying to make the opponent fall to the ground, bending, tugging or making tripping, the victory went to those who, by force or skill, he dropped the other and puts it below; (Sardinian wrestling).” in many places, means “Istrumpu”, Mario Puddu is always to say “istrumpu, strumpu, istrampu: high place and ugly in the rocks, where you can drop (even fell to the ground), high cliff where the water of a stream or the river tumbles down a waterfall.” In Sardinia there are many place names to remind us, for example: “s’Istrumpu de su Segnore” in Villanova Monteleone, “su Strumpu de sa Crachera” in Sini, “ s’istrumpu de sa mularza noa” in Bolotana, “s'istrumpu de sos Molinos” between Santu Lussurgiu and Bonarcado, and “s’Istrumpu de Lacunas” and “Letundu” in Sedilo. in the small mountain town of Talana in Ogliastra remember the location “Baccu Istrumpare” and in Villagrande “su Strumpu”.
Villagrande Strisaili (OG) - Rubiu Giovanni (cl 1929)
“Era l’unico gioco dei giovani del tempo al pari di “Sa Murra”. Le tecniche utilizzate da chi praticava Sa Strumpa
erano tre:
a ischina;
a cinthu;
a brathos;
Quelle più utilizzate erano quelle a ischina e a brathos. Quella a “ischina” simile alla tecnica attualmente riconosciuta. I lottatori si dispongono in piedi uno di fronte all’altro. La presa avviene portando un braccio sotto l’ascella e l’altro sopra l’omero-spalla dell’avversario; la guancia destra sfiora quella opposta, una mano impugna l’altro polso o anche l’altra mano dietro la schiena dell’avversario in modo da stringerlo saldamente.
La tecnica “a cinthu” ovvero alla cinta era la meno utilizzata anche per il fatto che al tempo cinta e pantaloni erano pezzi di abbigliamento preziosi.
Si ricordano alcune strumpe: Saturnino Lecca contro Luciano Murru, intorno al 1930. I giovani che erano chiamati alla visita di leva facevano il giro del paese cantando e suonando l’organetto. Nei vicinati ci si cimentava a sa Strumpa. Nella Piazza “Cuccurone” Angeliccu Scudu affrontava Boicu (Salvatore) Floreddu. Vinse il Floreddu.
Una Strumpa spettacolare, fu quella trai i pastori Peppe Lai (cl 1919) contro Pasquale Mereu, intorno al 1960 in località Seardhu ai piedi del massiccio del Gennargentu, vinse il Mereu. Un’altra Strumpa memorabile fu quella sempre tra Peppe Lai e un pastore di Jerzu, in località San Giorgio di Jerzu, durante gli spostamenti con le greggi dei pastori di Villagrande, verso i luoghi più caldi del Sarrabus.
Data l’importanza di quella lotta, alla presenza di numerose persone di Villagrande, Jerzu e Villaputzu e anche dei carabinieri, si mise un buona posta in palio per quel periodo ( primi anni 60’): due forme di formaggio e due capretti.
La tecnica che utilizzò Peppe Lai, molto forte di braccia ma senza nessuna tecnica, fu quella “a brathos”. Vinse il Lai.”
Villagrande Strisaili(OG) – John Rubiu – (born in 1929)
“It was the only game of the youth of the time like “sa murra”. The techniques used by those who practiced sa
Strumpa were three:
A ischina - to back;
A cinthu - to waist;
A brathos - to arms;
The most used were those ischina and brathos. The one on “ischina” similar to the technique currently recognized.
The wrestlers have stood facing each other. The socket is bringing one arm under the armpit and the other above the humerus-shoulder of the opponent, the right cheek touches the opposite one, a hand grasping the other wrist or even the other land behind the back of the opponent in order to tighten it securely. The technique “to cinthu” that the waist was the least used also for the fact at the time belt and pants were pieces of precious clothing.
They remember some strumpe:
Saturnino Lecca against Luciano Murru, around 1930.
The young men who were called to military service were visited around the country singing and playing the accordion.
In the neighborhoods we ventured in sa Strumpa. In the square “Cuccurone” Angelicu Scudu faced Boicu (Salvatore) Floreddu. Floreddu won. A Strumpa spectacular was that you draw the sheperds Peppe Lai (1919) against Pasquale Mereu, around, 1960 in the locality Seardhu at the foot of the Gennargentu, won Mereu.
Another memorable Strumpa was always among the Peppe Lai and a sheperd of Jerzu, in saint Giorgio of Jerzu, while traveling with their flocks the sheperds of Villagrande to the hottest places Sarrabus. Given the importance of that struggle, in the presence of numerous people of Villagrande, Jerzu and Villaputzu, and also police, put on a good stake for the period (early 60’), two cheeses and two kids. The technique used Peppe Lai, very strong arms, but no technique, was “to brathos”. He won the Lai.”
Villagrande Strisaili (OG) - Demurtas Giovanni (cl 1930)
Come detto in precedenza i pastori Villagrandesi si spostavano durante la stagione fredda in luoghi più miti, nel Sarrabus. “ nei mesi di aprile-maggio nel 1954, in località Forros (Sarrabus), nelle vicinanze dell’ovile “Is Ispadinas” dove abitavano numerosi caprari, tra cui ricordo Giulio Demurtas, Giovanni Buttau, Gabriele Mereu, Graziano Seoni, Nieddu Aldo e il sottoscritto, ci si incontrava con i vaccari che abitavano in località “Ir Sarajinos”, Giulio Buttau, Carmine Buttau, Gabriele Lotto.
Nei periodi di pausa della giornata lavorativa giocavamo a sa Strumpa. Un giovane gherradore molto bravo è stato Carmine Buttau”.
Villagrande strisaili (OG) – John Demurtas – (born in 1930)
As mentioned above the sheperds Villagrande moved during the winter season in most myths, Sarrabus.
“during the months of april-may 1954, in the locality Forros (Sarrabus), near the sheepfold “is Ispadinas” where they lived sheperds many, including recall Julius Demurtas, John Buttau, Gabriel Mereu, Graziano Seoni and Aldo Nieddu and signed, we met with the cowboys who lived in “ir Sarajinos”, Julius Buttau, Carmine Buttau, Gabriel Lotto. During period of rest of the working day we played in sa Strumpa. A young man was very good gherradore (wrestler) was Carmine Buttau.”
Sarule (NU) - Cosimo Bertocchi (cl 1937)
“Un gherradore di Istrumpa molto nominato da mio padre nel circondario, vale a dire nei paesi di Orotelli, Oniferi e Ottana, era un pastore di Sarule di nome Antonio Sale (fine ottocento). In occasione di un’ Istrumpa fu messo in palio “ unu gioghittu masau” cioè due vitelli castratti e pronti a domare e li vinse il Sale.
Le tecniche utilizzate erano “a ischina” e “a brathos”. Fino alla leva del 1938 su andava a Orani per la visita di leva. Si riunivano i ragazzi dei Paesi di Sarule, Orani, Oniferi e Ottana (1958), si cimentavano a s’ Istrumpa. Un gherradore molto forte è stato Gesuino Poma”.
Sarule (NU) – Cosimo Bertocchi (born in 1937)
“A lot gherradore of Istrumpa appointed by my father in the district, namely in the countries of Orotelli, Oniferi and Ottana was a sheperd of Sarule named Antonio Sale (late nineteenth century). During a s’Istrumpa was raffled “unu gioghittu masau”, that is, two calves castrated and ready to tame them and Sale won.
The techniques were using the shell “to ischina” and “brathos”. To the lever on the 1938 tour went to Orani for military service. One met the boys of the counties of Sarule, Orani, Oniferi and Ottana (1958), tried their hands to s’Istrumpa. A lot gherradore Gesuino Poma was strong.
Florinas (SS) - Giovanni Chessa
“Era uno dei giochi praticati dai giovani del Paese, veniva chiamata “Aghintare”, cioè abbracciare l’avversario per poi buttarlo a terra”.
John Chessa – Florinas (SS)
“It was one of the games played by the country’s youth, was called “Aghintare” that embrace the enemy and then throw it ground”.
Sedilo (OR)
“Il ricordo più lontano è quello di Antonio Carboni (Cardeu) che ricorda quello che per sentito dire , gli raccontava suo padre (cl.1889) " I ragazzi lottavano tra di loro, nel piazzale della chiesa, prima di entrare ad ascoltare la messa cantata e anche all'uscita, ce n'era uno che chiamavano "il lupo" che nessuno riusciva a battere.
" Da allora sono passati molti anni, Giuseppe Sardara(cl.1930) ci racconta " Ci afferravamo per le braccia ciascuno come gli riusciva, se uno si afferrava al colletto l'altro tentava di stringere i fianchi, se ci riusciva era avvantaggiato. Il modo più giusto per tutti era ''a chintzu partziu'' con un braccio sulla spalla e l'altro sotto l'ascella e le mani che si afferravano dietro.
Quando si vinceva un incontro ciascuno si faceva la bella, io avevo l'abitudine, quando stavo per essere messo sotto, di respingere con i piedi l'avversario. Mi ricordo che una volta con Leonardo Meloni , considerato uno dei migliori, lottammo senza fermarci dalla ''Santina'' (periferia) fino a''Rughes de Istrada'' (centro del paese)." Di qualche anno più giovane Raffaele Porcu (cl.1936) che ci dice "Si lottava dappertutto nelle vie e negli ovili anche fino a tarda notte, non c'erano allora molti passatempi. Non c'era niente di organizzato, si lottava per stabilire chi era il più forte all'interno di un gruppo di ragazzi o dei coetanei. La notte della prima uscita della nuova leva, c'era sempre il fisarmonicista che ad ogni fermata si assisteva a una gara e c'era chi ballava chi cantava e chi lottava.
I modi di lottare erano ''a bratzos e a chintzu''. ''A bratzos'' ci afferravamo per il bavero della giacca, era raro allora vedere qualcuno che non la indossasse, e a volte ti restava in mano. In questo tipo di lotta contavano di più la forza fisica e l'altezza; a ''chintzu'' contava di più l'abilità, la tecnica, l'agilità e la forza di schiena , in tutti e due i modi si poteva giocare di gamba e di piede; del modo detto a ''chintzu limpiu'' non avevamo molta considerazione perché erano avvantaggiati quelli più alti e chi afferrava per primo , ambedue afferravano i fianchi, ma quello che stringeva più giù se era abbastanza forte, riusciva a far mancare il respiro all'avversario. Il modo più giusto era quello detto a ''chintzu partziu'', si iniziava solo quando tutti e due erano pronti ed erano consentite tutte le mosse, con i piedi e con le mani.
Mi piaceva molto lottare in quel modo e non ricordo che qualcuno mi abbia mai buttato a terra."
E doveva davvero essere un modo ''giusto'' di lottare se un lottatore di bassa statura poteva battere un altro più alto e più forte fisicamente; e tutto senza regole scritte…..”
Fonte: http://www.iloisedilo.org/logos2003/gherrare_a_chintzu.htm
“The earliest memory is that of Antonio Carboni (Cardeu) which resembles that heard, told him his father (born in 1889) <<the boys were fighting among themselves, in the forecourt of the church, before going to mass and sung also the exit, there was one they called “the wolf” that no one could beat>>. <<since then many years have passed>>, Joseph Sardara (born in 1930) tell us <<we each grabbed his arms as he could, if one is to grasp collar, the other trying to shake the hips, had the advantage if he could.
The proper way was for everyone “to chintzu partziu” with one arm on the shoulder and the other under the armpit and the hands that clung behind. When you win a match everyone was beautiful, i had the habit, when i was about to be put under, the reject the opponent’s feet. I remember once with Leonardo Meloni, considered one of the best, we fought without stopping by “Santina” (periphery) of the street until a “rughes” (town center)>>.
In a few years younger Raffaele Porcu (born in 1936) tell us that <<he was fighting everywhere in the streets and in the folds, even late at night, there was no time many hobbies. There was nothing organized, they struggled to determine who was the strongest in a group of children or peers. The output of the first night of the lever, there was always the accordionist who is at the each stop watching a race and there were those who sang and danced those who fought. When we went to visit in Ghilarza lever, challenged the children of neighbors we met there for the occasion.
The ways of fighting were “to bratzos and to chintzu”. To bratzos takes hold of the lapels of his jacket, then it was rare to see someone who does not wear it, and sometimes i was still in his hand. In this type of struggle mattered more physical strenght and height; “chintzu” had more skill, technique, agility and strenght back, and two in all the ways you could play leg and foot, “said the way chintzu limpiu” we did not have much consideration because they were favored ones higher and who grabbed the first, grabbed both sides, but what if it was prassed further down strong enough, could make the opponent breathless.
The proper way was to tell ”chintzu partiu”, it only began when both were ready and they were allowed all the moves, with the feet and hands. I loved to fight in that way and i don’t remember anyone i’ve ever thrown to the ground”>>. It would really be a “right” way to fight if a fighter could beat another short stature taller and physically strong, and all without the written rules…”
Source: http://www.iloisedilo.org/logos2003/gherrare_a_chintzu.htm
Tonara (NU)
Uno dei giochi più antichi era s'Istrumpa. I ragazzi si riunivano nello spiazzo d'Obai e giocavano a "la lotta", per confrontare la loro forza fisica. Le regole principali erano tenere la schiena dritta e non fare lo sgambetto.
Due ragazzi iniziavano il combattimento, si afferravano alle spalle con le braccia e dovevano cercare di far toccare la schiena dell'avversario a terra. Il più forte dei due sfidava un altro giocatore. Il vincitore era colui che batteva un numero maggiore di avversari.
Fonte : http://www.ictonara.it/s'Istrumpa.htm
One of the oldest games was s’Istrumpa. The boys gathered in the clearing of “Obai” and played “the struggle” for compare they physical strenght. The main rules were to keep your back straight and don’t be tripped. Two boys started the fight, grabbed it with his arms behind him and had to try to touch the back opponent to the ground.
The stronger of the two challenged another player. The winner was the one who beat a more of opponents.
Source: http://www.ictonara.it/s’Istrumpa.htm
Fonni-Ovodda-Mamoiada (NU)
Alla festa di San Cosimo di Mamoiada ogni anno partecipavano tante persone provenienti dai centri vicini: Ollolai, Sarule, Lodine e Gavoi e da diversi paesi della Sardegna, in particolare dal Campidano e dalla Gallura. C'era posto per tutti, infatti si mettevano a disposizione circa 60 cumbessias (alloggi). Da un paio di anni, il secondo giorno, dalle nove del mattino si giocava a Sa Strumpa, nella piazza.
Prima dell'inizio della gara, i gherradores di ciascun paese facevano delle prove anche con i forestieri, in un'area dove non ci fossero pietre o altri oggetti che potessero ostacolare i lottatori.
Un anno volle partecipare anche un lottatore di Buddusò chiamato Su Retore (un sacerdote), vestito a festa, e tutti attendevano con impazienza tale incontro, l'attenzione fu per il vestito nero che indossava. Ma “ Su Retore” nessuno riuscì a metterlo giù, nessun lottatore di Mamoiada e nessun altro tra i presenti. Da quella occasione Retore Murru di Buddusò, dalle nove del mattino del secondo giorno della festa di San Cosimo, era sempre pronto nella piazza principale del santuario di San Cosimo per cimentarsi a S'Istrumpa.
Anche quest'anno il Murru è venuto a San Cosimo con Vincenzo Golosio di Mamoiada aspettando che si presentassero i lottatori. Nel giro di poco più di mezz'ora la piazza era piena di gente, tutti erano li per veder lottare “Su Retore”, sia per il vestito nero che indossava, sia per la buona tecnica a rotazione e per sentire il fracasso degli avversari quando toccavano il suolo. Era il migliore...
Si giocava al meglio delle due istrumpe, se si pareggiava si faceva la bella. La presa era mano alla cintura, la mano destra sopra e la sinistra sotto, con la testa poggiata sulla parte destra dell'avversario. L'altra presa era quella di afferrare il braccio. Le tecniche utilizzate erano quelle di gamba e di piede, S'Istrumpa inizia quando entrambi sono uno di fronte all'altro, concordano il tipo di presa con le gambe divaricate e protratte il più possibile verso l'indietro. Non viene dato un segnale d'inizio del combattimento; per vincere bastava mettere spalle o schiena a terra l'avversario, ci si poteva girare come si voleva in maniera anche furbesca ma se toccava terra perdeva il gioco.
Il combattimento era sotto l'occhio di tutti e nessuno osava lamentarsi. “Cinque o sei ragazzi di Mamoiada fanno allargare il cerchio e spostare la gente , a breve avrà inizio il combattimento.
I due lottatori, ricurvi a quasi 90 gradi, iniziano l'incontro, con qualche strappo, con un movimento circolare. Il lottatore di Fonni, il più basso tra i due, si avvicina con forza all'avversario, lo stringe a se con forza, come stretto da una morsa, lo solleva un po da terra, con una tecnica di gamba astuta e veloce mette a terra l'avversario di Ovodda più' alto e grosso di lui”.
Le urla della gente si sentivano fino a Lodine: -Una molinada, dàeli; pèsalu in artu e iscrìcalu a terrra! Sollevalo, fallo girare e scaraventalo a terra!
I presenti incitavano il proprio paesano. Ciascun paese poteva presentare un numero massimo di due lottatori. I migliori non li facevano stancare per essere freschi e pronti per lottare contro Su Retore.
Il lottatore di Ovodda, riuscì con una mossa fulminea ad avvicinare l'avversario a se, lo strinse al suo petto, lo sollevo da terra, riuscì a fargli fare un giro intorno a sè stesso, e cercò di metterlo giù. Il lottatore di Fonni, pareva sconfitto, ma riuscì a cadere a terra con le gambe ben divaricate, e con una mossa leonina, riuscì ad avvicinare l'avversario a sé, e con una proiezione spettacolare riuscì a sconfiggerlo.. erano vietati i colpi secchi.
I Fonnesi in festa per la vittoria del loro lottatore, gli Ovoddesi ammutoliti, da sempre i migliori lottatori a S'Istrumpa.
Fonte : s’Istrumpa ‘e su Retore - Vincitore premio "Montanaru" 2009 – Desulo – Michele Podda
At the feast of st. Cosimo of Mamoiada participated every year many people from neighboring towns: Ollolai, Sarule, Lodine and Gavoi and from different parts of Sardinia, in particular from the Campidano and Gallura. There was room for everyone, in fact, could generate about 60 cumbessias (housing). A couple of years, the second day, from nine in the morning sa Strumpa playing in the square. Before the race, each country wrestlers tests were also with foreigners, in an area where there were stones or other objects that could obstruct the wrestlers.
One year he wanted to attend a wrestler from Budduso’ called “Su Retore” (a Priest), dressed up, and all waiting impatiently for this fight, attention was for the black dress he wore. But “Su Retore” no one could put it down, no wrestler of mamoiada and no one else among those present. On that occasion the “Retore” Murru from Budduso’, from nine in the morning of the second day of the feast of st. Cosimo, was always ready in the main square of the sanctuary st. Cosimo try to s’Istrumpa. This year Murru came to st. Cosimo with Vincenzo Golosio from Mamoiada waiting for you to present wrestlers. Within half an hour the square was full of people, everyone was there to see the struggle “Su Retore”, for both the black dress he wore, and for the rotation technique and good to hear the clatter of the adversaries when they touched the ground. It was the best…
It was played to the best of two Istrumpas, if you leveled it was the beautiful. The belt was hand made , the right hand above and below the left, with his head resting on the right side opponent. The other was taken to grab his arm. The techniques used were those of leg and foot were prohibited raps. S’Istrumpa begins when both are facing each other, agree on the type of grip with his legs spread and prolonged as possible to the rear. Isn’t given a signal to begin the fight, to win was enough to put behind or back ground the enemy, you could run as you would in a cunning but also touched the ground lost the game. The fighting was under the eye of everyone and no one dared complain. “five or six guys from Mamoiada widen the circle and move people, the fight will begin shortly.
The two fighters, bent almost 90 degrees, begin the fight, with some tearing, with a circular motion. The wrestler of Fonni, the lesser of the two approaches with a strong opponent, still pressing his with force, as tight a grip, the raises some ground, with a smart and fast leg technique puts to the ground the opponent to Ovodda more “big and tall for him”.
The screams of people they felt up to Lodine: “una molinada dàeli; pèsalu in artu e iscricalu a terra!” (“raise him, turn him and fling him down!”)
Those present cheered their countryman. Each country coul have a maximun of two wrestlers. The best tire isn’t made them to be fresh and ready to fight on elder. The wrestler of Ovodda, in a move could bring lightning to the opponent if, pressed it to his chest, lifted him off the ground, can go around him to himself, and tried to put it down.
The wrestler of Fonni seemed defeated, but managed to fall on the ground with his legs wide apart, and with a move lion, managed to bring the enemy to himself, and with a projection spectacularly failed to win.
The Fonni celebrating the victory of their fighter, the people of Ovodda dumb, always the best wrestlers in s’Istrumpa.
Source:
S’Istrumpa ‘e su Retore – winner “Montanaru 2009” – Desulo – Michele Podda